Mulholland Dr.

Non è mai stato nel mio carattere voler partire in discesa: avrei potuto iniziare commentando un film banalotto, dicendo: “mmm sì, questo film è bello perchè…” ed invece no.

Credo che sia impossibile dare un’interpretazione oggettiva del film che vado a commentare, Mulholland Drive, un po’ per la volontà stessa del regista, David Lynch, di lasciarci sulle spine, un po’ per il fatto che il film è così ricco di suggestioni e messaggi cifrati che è impossibile mettere da parte la fantasia in virtù della ragione.

Mulholland Dr. è infatti film della percezione, più che della logica, e, per quanto sia stato più volte definito “cervellotico”, è innegabile affermare che il primo approccio al film sia di tipo percettivo.

Ma andiamo con ordine. La trama di per sè è piuttosto semplice: Diane Selwyn (Naomi Watts) è un’attricetta da quattro soldi destinata ad essere per sempre oscurata dalla bravura e dal successo di Camilla Rhodes (Laura Harring), ragazza avvenente con la quale, peraltro, ha una coinvolgente storia d’amore. La depressione di Diane toccherà le stelle quando il regista Adam Kesher ( Justin Theroux) colpito dalla bellezza e dalle doti di Camilla, le chiederà di interpretare per lui la parte della protagonista nel suo nuovo film e di sposarlo. Diane, abbandonata ormai anche sul fronte affettivo, non riuscendo a rassegnarsi al fallimento, decide di assoldare un killer professionista per uccidere l’amata Camilla. Il killer le promette di lasciarle una chiave blu sul tavolino di casa sua una volta compiuto l’omicidio. Dopo aver visto la chiave blu ed essersi resa conto della brutalità del suo gesto, Diane, presa dai sensi di colpa, decide di togliersi la vita.

Alla semplicità della trama del film va contrapposta l’articolata descrizione degli avvenimenti: il fulcro centrale del film è infatti imperniato sul sogno, sogno che Diane fa dopo aver assoldato il killer, nell’attesa di sapere qualcosa circa l’avvenuto o meno omicidio.

L’orizzonte onirico coinvolge quindi gran parte della narrazione, permettendo al regista di inserire un simbolismo tutto particolare, difficilmente comprensibile e spiegabile, ma che, nella sua apparente insensatezza, chiude perfettamente il cerchio dell’intera vicenda.

Solo un’attenta e ripetuta visione del film può infatti farci capire fin da subito che la vicenda inizia in un sogno: la persona che dorme nel letto è infatti Diane, che inizia, sognando, l’intera vicenda del film ( La trama sopra descritta prende infatti corpo solo nella parte finale del film).

Inizia il sogno.

Una limousine a tarda notte percorre la celeberrima strada di Mulholland Dr. per arrivare ad Hollywood. A bordo dell’auto c’è una donna, l’attrice Laura Harring, che si sta ovviamente dirigendo verso la città del cinema. Ad un certo punto l’auto inchioda bruscamente. La donna ripete più volte la frase “Non dobbiamo fermarci qui”, mentre due uomini le puntano una pistola dai sedili anteriori. La limousine viene travolta da una macchina a tutta velocità, generando un mostruoso incidente.

Tuttavia la donna si salva, anche se evidentemente scioccata e turbata, e, in preda ad un’amnesia, si dirige verso la città per un’altra via. Arriva infine in un appartamento, e si nasconde.

Notiamo ora una serie di inquadrature di telefoni che squillano, e la ripetizione della frase: la ragazza non è stata trovata.

La scena riprende con la vicenda di Betty Elms, giovane attrice promettente che arriva ad Hollywood nell’appartamento prestatole dalla zia, e che è un’ottima attrice. Betty è di nuovo l’attrice Naomi Watts. Lo spettatore non conosce ancora la vicenda sopra descritta di Diane e Camilla, e quindi vede l’attrice per la prima volta, ignorando che si tratti di un sogno. In realtà, come ho cercato di spiegare, Betty non è reale, ma è semplicemente un’interpretazione angelica e dotatissima che Diane dà di se stessa nel proprio sogno, nascondendo così, conformemente alla teoria di Freud, la realtà e quindi i contenuti pericolosi del nostro subconscio. Per lo spettatore quindi non è affatto una sorpresa vedersi i personaggi completamente ribaltati, in quanto non è ancora a conoscenza della vicenda e non si sa ancora che si tratta di un sogno: questo lo scoprirà pezzo dopo pezzo. Betty quindi ci descrive una vicenda completamente diversa da quella reale, presentandoci i personaggi reinterpretati da se stessa in questo sogno che ha a dir poco del paranormale. Betty, dopo essere stata gentile con dei vecchietti, giunge nel suo nuovo appartamento, e vi trova la donna dell’incidente in preda ad una tremenda amnesia. Per non dare nell’occhio, la donna dice di chiamarsi Rita, prendendo il nome da un poster di Rita Hayworth appeso sulla parete. Quando la donna rivela a Betty dell’amnesia, la ragazza decide subito di darle una mano. Nel tentativo di ricordare, Betty e Rita decidono di guardare nella borsa di quest’ultima, trovando moltissime banconote (probabilmente la cifra pagata dalla “vera” Betty, ovvero Diane, per assoldare il killer), ed una chiave blu, chiarissima (per noi che lo raccontiamo, ma non per chi vede il film) allusione alla prova dell’avvenuto omicidio.

Taglio netto.

La scena successiva si svolge in una tavola calda: un uomo parla con un’altra persona, della quale non viene mai fornita l’identità reale, di un sogno ricorrente che lo spaventa a morte: il sogno si svolge infatti nello stesso locale in cui l’azione è ambientata: l’uomo immagina di trovarsi in quel locale con il suo interlocutore reale, a fare colazione. Entrambi sono incredibilmente spaventati. Ad un certo punto l’altro si alza e si dirige verso l’uscita. Il primo lo segue ed entrambi si avvicinano verso l’angolo della strada. Ad un certo punto da dietro il muro spunta un uomo orribile, sporco e malridotto, che li fa spaventare a morte. Fine dell’incubo. L’uomo che racconta ha invitato l’altro proprio per accertarsi che l’uomo che si nasconde dietro al locale e che tanto lo terrorizza sia in realtà solo frutto della sua immaginazione. La scena quindi si ripete e, una volta arrivati all’angolo del locale spunta improvvisamente l’uomo dell’incubo, con il conseguente svenimento dell’uomo che lo aveva sognato.

Molto probabilmente questo episodio, apparentemente insignificante, allude all’intera vicenda del film: c’è una certa corrispondenza tra reatà e sogno, e l’orrore nasce proprio quando capisci che la linea di demarcazione non è poi così netta.

Nella scena successiva vediamo all’azione il killer, assoldato da Diane nella realtà, in un rocambolesco tentativo di compiere un omicidio. Anche questo fatto, che pare di per sè poco rilevante, acquisirà un senso una volta venuti a conoscenza della realtà: nel suo sogno, Diane spera che il killer sia veramente un imbranato, e che fallisca nel tentativo di uccidere l’amata. Come già sappiamo però, il killer non fallirà e Diane si toglierà la vita.

Successivamente vediamo inserito nel sogno di Diane anche Adam, il regista che nella realtà le ruberà l’Amore. Adam viene continuamente esortato da due gangster prima, e successivamente, sotto velata minaccia, da un personaggio non ben definito, il “Cowboy”, a scegliere una particolare attrice, Camilla Rhodes, come protagonista del suo prossimo film: la frase che continua a ripetersi è “E’ lei la ragazza”, ma Camilla, nel sogno di Diane, non ha le sembianze della vera Camilla, ma di un’altra ragazza, che vedremo verso la fine del film alla festa durante la quale Camilla e Adam annunceranno il loro futuro matrimonio, ragazza con la quale, probabilmente, Camilla tradiva già precedentemente Diane. I Gangster potrebbero in un certo senso, nel sogno di Diane, rappresentare l’avvertimento, il buon senso, il monito a non uccidere Quella ragazza, pena la morte. A rincarare la dose sarà la figura del cowboy, che, in un incontro con Adam, gli dirà la tanto celebre quanto enigmatica frase: “Fai il bravo e mi rivedrai una volta, fai il cattivo e mi vedrai altre due volte”. Questa frase è infatti diretta a Diane, la quale, rivedrà il cowboy altre due volte: una nel sogno, ed un’altra già precedentemente, nella realtà.

Il sogno continua con l’acquisizione parziale e progressiva della memoria di Rita: la ragazza, con l’aiuto di una telefonata anonima alla polizia, ricorda di essere sopravvissuta ad un incidente avvenuto la notte prima a Mulholland dr, e, successivamente, il nome di una sua amica, Diane Selwyn. Betty, presa da mille provini e impegni di lavoro, decide comunque di aiutare l’amica. Ricordiamo che la dicotomia Betty/Diane non è ancora stata svelata nel film: lo spettatore quindi crede che le due amiche indaghino su questa Diane come se fosse una cara amica di Rita, e non è portato in alcun modo a pensare che Betty e Diane siano la stessa persona. Betty assiste ad un provino di Adam per il quale doveva partecipare, e vediamo quindi che Adam sceglie Camilla Rhodes, rispondendo quindi positivamente alla frase “E’ lei la ragazza”, e presagendo, nel sogno di Diane, che “la ragazza è stata trovata”.

Betty lascia precipitosamente il set per raggiungere l’amica Rita: le due amiche, vedendo che Diane non risponde al telefono, decidono di andare a trovarla a casa. Dopo aver appreso dalla vicina di casa di Diane che è avvenuto uno scambio di appartamento, le due donne bussano alla porta corretta: Diane non risponde. Rita e Betty entrano comunque dalla finestra, e la loro ricerca viene interrotta da un orrore: Diane è nel letto, evidentemente morta da giorni. Betty/Diane vede la morte di se stessa. Anche se ancora lo spettatore non può capire, il presagio di morte è evidente: Diane, anche mentre sogna, sa dove la porteranno le sue azioni.

Tornata a casa, Rita, pensando di essere in qualche modo implicata nella morte di Diane e di essere quindi in pericolo, decide di cambiare taglio di capelli con l’aiuto di Betty, indossando una parrucca bionda. Una volta andate a letto, Betty capisce di essere innamorata di Rita, e tra le due amiche, già di per sè affiatate nel corso del film, avviene un rapporto sessuale lesbico. Betty dice a Rita di amarla, ma la donna non ripete le stesse parole. Altro chiaro riferimento alla vicenda reale.

Durante la notte, Il sogno di Rita è inquieto: la donna infatti ripete continuamente delle parole in spagnolo, tra le quali è facilmente comprensibile la parola: “Silencio”. Betty la sveglia, e Rita, determinata, le chiede di andare a teatro.

Le donne assistono ad uno spettacolo teatrale molto struggente: è qui che si inizia a capire la vicenda REALE, che io, per esigenze di spiegazione, ho descritto inizialmente. Nello spettacolo si ripetono le parole “Silencio”, e “No hay Banda”, ed è evidente il messaggio di fondo: niente è come sembra, niente è vero, anche se così appare. La linea tra sogno e realtà non è così ben marcata. Lo spettatore è illuso, aggirato, beffeggiato.

Betty apre la sua borsa, e vi trova, dentro, una scatola blu. Una volta a casa, Rita prova ad aprire la scatola blu con la chiave blu: Betty scompare, e la donna si trova sola, con la scatola aperta, dalla quale viene risucchiata.

Fine del sogno.

La scatola blu rappresenta la coscienza: se aperta genera i sensi di colpa, che poi vedremo nel dettaglio. Ma la scatola e la chiave rappresentano anche il filo conduttore tra sogno e realtà, ricalcando da una parte la linea, e dall’altra insottigliendola. “Silenzio”, ripeteva Rita: era essenziale per Diane che ci fosse silenzio, che non si svegliasse, che continuasse a dormire; non doveva andare a teatro, non doveva “aprire” la coscienza, non doveva svegliarsi. Le circostanze saranno funeste.

In uno stadio non ben definito tra sogno e realtà si rivede il cowboy: è la terza volta. Il cowboy dice a Diane di svegliarsi. Ormai è tardi, ormai è sveglia. La sua sorte è segnata.

E’ qui che scopriamo il fallimento di Diane, attrice poco brillante e alquanto scadente, è qui che assistiamo allo scambio di appartamento tra Diane e la vicina di casa, è qui che vediamo sul tavolino del soggiorno una strana chiave blu. Si apre a questo punto un altro flashback, ovvero quello già da me raccontato all’inizio, con la vicenda di Diane e Camilla, la loro ardente relazione sessuale, il successo di Camilla e il fallimento di Diane. Si scopre che il ricevimento si trovava sulla collina di Hollywood, nello stesso luogo in cui nel sogno la macchina fa l’incidente. “Non dobbiamo fermarci qui”, ripeteva Rita. E di fatti Diane non doveva fermarsi lì, era così carica di aspettative quando era appena arrivata ad Hollywood, sarebbe dovuta andare molto più avanti, avrebbe dovuto avere molto più successo, e invece? E invece la macchina si ferma, proprio vicino ad una villa sontuosissima, proprio vicino al successo della persona che ama, che la oscura. Diane sa che deve proseguire da sola. Quando anche Camilla le viene tolta (momento rappresentato, nel sogno, dall’incidente), Diane sopravvive, ma sa di essere da sola: è lei ora, con le sue sole forze, che deve dare un senso alla propria vita, e decide di farlo uccidendo l’unica persona che ama. Solo alla fine del film Diane capirà che l’omicidio di Camilla non solo non ha dato senso alla propria esistenza, ma che, addirittura, l’ha drammaticamente tolto. Così tutto, nel sogno, assume senso, persino l’uomo dell’incubo, che alla fine è solo un povero uomo che piange. Esso rappresenta infatti la coscienza sporca, completamente pervasa dai sensi di colpa, che gioca con la scatola blu, ma che piange, sapendo che non c’è più niente che possa fare per tornare “pulito”, come prima.

Il flashbck si conclude col dialogo di Diane e del killer.

Quando Diane vede la chiave blu sul tavolino, si rende conto della cattiveria delle sue azioni: terrorizzata, la donna vede sbucare da sotto la porta due vecchietti, gli stessi che aveva aiutato nel sogno, prima piccoli e poi sempre più grandi. I vecchi la riconcorrono fino alla camera da letto. Diane, non potendoli più sopportare, si uccide. E’ evidente il significato simbolico dei vecchi: i sensi di colpa, prima inesistenti, e poi sempre più grandi, portano la donna al suicidio.

Spero di non avervi annoiato, e di aver dato un piccolo aiuto a chi di questo film non ci aveva capito nulla. Un film molto complicato, ma tutt’altro che cervellotico. Un film da sentire, prima che da capire.

Un film che di certo non vi lascerà delusi.

3 pensieri su “Mulholland Dr.

  1. Ciaooooooooo!!!
    speriamo sia la volta buona… come sai avevo già tentato di commentare ma non riuscivo…

    Vabè, cmq ora sono qui! Grande idea, questo blog!!! come ben sai, io adoro il cinema!!! Cioè, in realtà non sono una grande esperta, però mi piace un sacco parlare di film!
    Purtroppo ancora non posso deliziarti con i miei commenti alle tue recensioni, perché di Million Dollar Baby per una serie di motivi ho visto solo il primo pezzo, mentre l’altro non lo conosco. Ma provvederò a rimediare, stai tranquilla!
    Ciao collega cinefila!!!!!!!!!

  2. Ma tu sei totalmente pazza!! Come del resto quel cicisbeo di LINCH!! Secondo me se leggesse la tua interpretazione non ci crederebbe che qualcuno è riuscito a trovare dei nessi logici alle sue elucubrazioni mentali…! Il film l’ho visto 2 volte…e devo dire che non mi è dispiaciuto…ma la mia interpretazione è molto più semplice..ho pensato semplicemente che fosse tutto un film nel film…cioè..la prima parte l’ho pensata come il film del regista ADAM in cui le 2 ragazze si conoscono, e DIANE, che nel film sta facendo la parte di BETTY (attrice entusiasta che arriva a Hollywood ma che resta intralciata in qualcosa più grande di lei,cioè l’incidente di Camilla e i killer che vogliono ucciderla) si innamora perdutamente di CAMMILLA, che invece si sta per sposare con ADAM, tanto da arrivare alla fine al suicidio! E poi..tutti i personaggi che si ritrovano alla fine nella villa sono tutti gli attori del film di ADAM! COCO è in realtà la mamma di ADAM..ecc…ma sfortunatamente molte cose mi erano ancora oscure! LA tua interpretazione sembra non fare una piega..BRAVA! ANche se rimango dell’idea che i film di LINCH siano “ININTERPRETABILI”—prova a vedere “STRADE PERDUTE” e il suo ultimo “INLAND EMPIRE”—-da pazzi!!

  3. Mmmm… secondo me l’interpretazione è buona ma… come la mettiamo con il libro nero che il killer ruba dall’ufficio dove commette il triplice omicidio? ve lo siete dimenticato??

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